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Giorgio Manganelli -Dall'Inferno


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un poco taccio poi a me ripeto ma insomma 

sono io morto e se sì giacché altrimenti  


non posso spiegare il mutamento del luogo 

che significa topograficamente esser morto  


mi rammento di antiche dottrine e di voci 

pazienti che mi diseducavano dall'amor di me  


stesso gusto un frettoloso l'odio di me stesso 

e infine mi dico certamente questo è l'inferno


mentre la voce distratta si 

trascina io chiudo gli occhi


ho di nuovo di fronte il me stesso di paglia mi 

guarda i suoi occhi non esprimono tristezza né  


supplica non è più solo gli è accanto la 

figura stranamente benevola vestita alla  


maniera dei vecchi medici nella destra tiene una 

sorta di forbice dalle lame lunghe e affilate


sorride e mi fa un inchino e avanza un poco 

con la mano sinistra e la sinistra stringe  


e cautamente una bambola nuda è una bambola 

piccola e non della di stoffa ne pare ma dura  


capisco e compatta è una femmina e sebbene 

stia immobile indovino che questa bambola  


una sua capacità di muoversi forse grazie 

a interiori meccanismi molle e ingranaggi


l'ha scruto nel volto un volto più cauto che 

anonimo le labbra appena scostate mi propongono  


un seghettato sorriso di minutissimi denti un 

orrore profondo mi sconvolge vedo chiaramente  


che il me stesso di paglia l'uomo in 

guisa di medico le forbici e la bambola  


alludono a qualche gesto in cui l'orrore 

si mescolerà irreparabilmente alla dolcezza


cerco di capire se il centro dell'orrore sia la 

bambola il medico il me stesso urlo apro gli occhi


hai visto la bambola - dice la 

terza voce - è un sogno giusto


è orribile appunto questo sogno è un messaggio dei  


demoni cui non ci sono sogni quanto a 

demoni, chiunque può esserlo anche tu


taccio non è in effetti impossibile che io sia 

ora demone che il mio travestimento umano si sia  


diradato quanto basta per lasciar trasparire la 

mia qualità demoniaca forse è vero che sono morto


certo se mi penso come demone capisco o credo 

di capire la ferocia della mia condizione di  


vivo quella che ho chiamato mi pare la strettura 

del corpo quell'essere troppo minuto per l'anima  


seviziante che voleva essere partorita ma allora 

che è mai quel cerretano da burla e strazio e  


perché mi sono duplicato in un me stesso di paglia 

e tuttavia senziente e che cosa è la bambola


per adesso è una bambola - riprende la voce  


monotona e sorda - poi la 

si conosce meglio o peggio


non sono stupito dalla lettura del mio pensiero ma 

urtato come da una indelicatezza confesso che non  


riesco più a capire esattamente quali siano i 

miei limiti può essere che quella voce o voci  


che mi rispondono altro non siano che luoghi 

del me stesso così come un tempo avvertivo il  


mormorio delle orecchie o l'urlo del diaframma 

terrorizzato dunque non è impossibile che io  


legga il mio pensiero ed io mi risponda 

e se io posso essermi demone forse posso  


essere inferno se io sono l'inferno tutti un 

giorno o una notte passeranno dentro di me


tutto ciò non ha senso o piuttosto ha il senso 

del non senso ma ora devo decidere se continuare  


o meno ciò che chiamo il sogno se non consento 

ai gesti del cerretano tutto si fermerà e sia  


questo o meno l'inferno non accadrà più nulla 

rifiutandomi al me stesso sotto forma di sogno  


io sarò di impedimento al decorso di questo 

luogo non già al suo procedere temporale  


che sospetto ormai essere impossibile ma 

al suo svolgersi in forma di itinerario


ora le trattative sono con la stanchezza del 

labirinto o con il labirinto come itinerario


se voglio sperimentare il labirinto devo 

subire accogliere dare il benvenuto al sogno  


quale si sia la sofferenza che il cerretano 

infliggerà al fantoccio in cui mi riconosco


ma quel che soprattutto 

interessa e conoscere la bambola


per ripartire debbo retrocedere giacché non c'è 

dubbio che il cerretano è in qualche modo oltre  


lungo il percorso del labirinto dunque 

chiuderò gli occhi il cerretano mi fa un  


cenno del capo stava dunque aspettando che 

gli consentissi di riprendere la sua opera


sorride è benevolo si volge verso il 

fantoccio e non senza grazia con le  


forbici gli apre il petto vedo che il 

fantoccio non è colmo di paglia ma di  


una materia untuosa grassa e cedevole il 

cerretano la scosta con le mani sottili e  


introduce la bambola poi la ricopre di quella 

materia infine riaccosta la pelle e salda con  


una sorta di resina non vedo dove tragga 

codesta resina forse la secerne dalle dita


guardo in volto il fantoccio non 

rivela dolore ma un orrore afono


so che l'operazione non è conclusa 

il cerretano prende per un braccio  


il fantoccio e lo dirige verso di me


vedo che quella strana macchina cammina mi arriva  


di fronte e non si arresta e 

io ed io siamo una cosa sola


avverrto nel mio addome la bambola 

che si accomoda un luogo ove starsi


apro gli occhi la bambola è sempre 

nel mio corpo ridendo mi sussurro


sono gravido


qualcosa mi dice che talune gravidanze possono  


essere eterne anche se finiscono 

la gravidanza è un segno indelebile


mi chiedo se oltre che essere demone a 

me stesso io abbia accolto la presenza  


di un ulteriore demone ora siamo 

il rudimento di una famiglia non  


desidero essere partorita - dice una voce 

che riconosco sebbene non l'abbia mai sentita  


per la voce della bambola - desidero 

restarti in corpo a lungo sei caldo


la bambola si muove sento che una sua minuscola 

mano cattura un frammento di carne e lo strappa  


e se ne nutre in quel punto del mio corpo 

scaturisce un dolore atroce quanto effimero


poi la bambola orina dentro di me sento 

che ciangotta tra se e se poi dilata le  


gambe rigide ora defeca cibo e latrina della 

mia bambola trovo una sorta di pace in questa  


funzione che sospetto fatale ora sono certo 

che solo all'inferno possono accadere così  


fatti eventi ma questo sposta il problema non 

altro giacché non riesco a sapere se io stesso  


non sia né inferno e dunque inferno siano i  

miei accadimenti più tardi parlerò alla bambola



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